Charles Baudelaire: la poetica del padre della modernità

Charles Baudelaire: la poetica del padre della modernità

Charles Baudelaire (1821-1867) era un poeta, scrittore e critico letterario francese, considerato uno dei padri del simbolismo e uno dei poeti più importanti e influenti della letteratura francese del XIX secolo.

Lo scrittore Baudelaire era noto per il suo stile elegante e lirico e per i suoi temi profondi e universali, come l’amore, la bellezza, la morte e il peccato.

Baudelaire era anche un critico letterario e ha scritto alcune delle recensioni più influenti della sua epoca.

La vita di Baudelaire si sviluppò nei canoni della sregolatezza, alternata da fasi di vita più austera e solitaria, amante dei vizi, dello scalpore e degli scandali.

Un viaggio emotivo tra amore e vita: poesia contemporanea
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Nel 1857, pubblica la sua opera di maggior successo, “I Fiori del Male“, che ha avuto un enorme impatto sulla letteratura francese e internazionale e che è ancora considerata una delle opere più importanti della storia della letteratura.

Nello stesso anno, Baudelaire fu processato per oscenità per alcune poesie contenute in “I Fiori del Male” e fu costretto ad eliminare sei poesie dall’edizione successiva del libro. Nonostante questo, Baudelaire è diventato una figura molto importante e influente nella letteratura francese e internazionale e il suo lavoro è stato tradotto in molti paesi.

Baudelaire è morto a Parigi nel 1867, a soli 46 anni, a causa di una lunga e straziante malattia a seguito di due ictus, di cui uno l’anno precedente.

Baudelaire è sepolto a Parigi nel cimitero di Montparnasse nella tomba di famiglia, senza alcun particolare epitaffio insieme al patrigno detestato e alla madre. Se andate a Parigi, vi consiglio di visitarla, è una esperienza incredibile sapere di essere di fronte alla tomba di un così grande artista.

La poetica di Charles Baudelaire

La poetica di Charles Baudelaire è caratterizzata dallo stile elegante e lirico e dai temi universali e profondi. Baudelaire era un poeta simbolista, cioè un poeta che ha esplorato il potere evocativo delle immagini e dei simboli per esprimere concetti astratti e universalmente riconoscibili.

Come scrittore e poeta, Charles Baudelaire ha aperto la strada al simbolismo e allo sperimentalismo nella poesia e Era anche un critico letterario e ha scritto sulla letteratura e sui problemi estetici.

La sua poesia è stata influenzata dal romanticismo, dal gotico, dal primo poeta maledetto francese, François Villon, dal parnassianesimo e dal simbolismo.

Baudelaire è stato anche contemporaneo del realismo e del naturalismo e i suoi temi principali sono l’amore, la bellezza, la morte e il peccato, temi che ha esplorato in modo profondo e universale.

Baudelaire è stato anche il poeta della città “febbrile”, pervertita, dei vizi e delle miserie degli uomini e ha scritto sulla ricerca ansiosa dell’ideale, il desiderio e la paura della morte, la fuga dalla vita monotona e normale, le complessità e le contraddizioni interiori dell’uomo.

Ha anche scritto sulla negazione della morale collettiva e sulla rappresentazione del male, del demoniaco e del grottesco come fondamento della vita e della poesia.

Baudelaire si distanzia dai Romantici per la sua scelta di “spersonalizzazione” della poesia, concetto portato poi agli estremi da Arthur Rimbaud: non basare i suoi componimenti sulla sua vita privata, ma seguire invece un percorso tematico che fosse più universale possibile.

I “Fiori del male” e “Paradisi artificiali”

I “Fiori del male” (Les Fleurs du Mal) è una raccolta suddivisa in sei gruppi di poesie che mostrano il contrasto tra lo slancio e la caduta, il tentativo di evasione nel mondo esterno e nel paradiso dell’arte, la fascinazione del distruttivo, la ribellione sarcastica contro Dio e la pace cercata nella morte.

Baudelaire ha anche parlato di “modernità” per descrivere l’esperienza effimera e sfuggente della vita nella metropoli e nella città e l’influenza della tecnologia e della commercializzazione sulla società.

Ha anche scritto sulla “spleen”, una tristezza profonda e senza speranza, e sull'”ideale”, l’aspirazione a qualcosa di migliore.

L’opera “Paradisi artificiali”, invece, è un’opera saggistica pubblicata nel 1861 e suddivisa in tre sezioni che contengono le descrizioni delle sensazioni provate dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti come hashish, oppio e vino.

Il testo, ovviamente provocatorio e rivoluzionario soprattutto per l’epoca, scardinò i canoni dell’estetica tradizionale, e fece da apripista per una concezione del bello e dell’arte totalmente nuova: con il consumo di stupefacenti, l’autore ha la possibilità di accedere a un’esperienza estetica estremamente più ampia, prodonda e coinvolgente. Concetti che poi ritroveremo fino ai giorni nostri anche in artisti come Jim Morrison.

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